La didattica a distanza è caduta addosso a tutti: studenti, insegnanti, famiglie. Come se un alieno, internet, avesse colonizzato la quotidianità dei ragazzi. Tutti si sono fatti trovare impreparati. Eppure, già da diversi anni, il Piano Nazionale Scuola Digitale è un pilastro fondamentale de La Buona Scuola (legge 107/2015), una visione operativa rispetto alle più importanti sfide di innovazione del sistema pubblico: al centro di questa visione ci sono l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità dell’educazione digitale. Ma parlare solo di digitalizzazione non è più sufficiente perché la dimensione tecnologica deve andare di pari passo con quella epistemologica e culturale. Il Piano risponde alla chiamata per la costruzione di una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso un processo che, per la scuola, sia correlato alle sfide che la società tutta affronta nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long) e in tutti contesti della vita, formali e non formali (life-wide). E allora perché internet a scuola ci fa paura?
Intervista a Matteo Lancini presidente del Minotauro di Milano e docente di psicologia all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Professore, come nasce tutta questa reticenza sulla scuola digitale?
Da una fragilità degli adulti che negli ultimi anni hanno promosso una diffusione straordinaria di internet sia nella loro vita privata che professionale. Questo ha determinato movimenti affettivi non consapevoli che hanno reso, nel loro immaginario, internet il nemico che avrebbe catturato i loro figli. Eppure internet non si è diffuso per una “rivoluzione” fatta da bambini e adolescenti, ma è un cambiamento sociale e culturale. Internet si è diffuso quando gli adulti, davanti alla caduta di una comunità educante, hanno avuto paura di quello che sarebbe potuto accadere ai ragazzi fuori dalle mura di casa. Nel corso degli anni i ragazzi sono stati iper protetti e il loro corpo è stato messo sotto sequestro.
Internet non si è diffuso per una “rivoluzione” fatta da bambini e adolescenti, ma è un cambiamento sociale e culturale.
“Colpa” degli adulti?
Hanno paranoicizzato il mondo esterno, l’hanno fatto percepire ai ragazzi come un mondo pericoloso. Internet così è diventato il loro unico spazio di gioco e di socializzazione consentito fuori dal controllo degli adulti. E durante la crescita la possibilità di sperimentare spazi fuori dal controllo degli adulti è un passaggio fondamentale per i ragazzi.
Intanto mentre Internet si diffondeva in ogni contesto di vita privata e lavorativa, la scuola è rimasta fuori. Perché?
È caduta anche lei nella trappola, e ha trovato in internet il suo nemico. Poco prima di marzo dello scorso anno in Italia l’intervento educativo significava spegnere il cellulare a scuola, perché distrae, e utilizzare poco i videogiochi il pomeriggio. Eppure questo ha dell’assurdo: si dà la colpa ad internet che distrae i ragazzi eppure, allo stesso tempo, tutto avviene su internet: dalla politica alla cultura. Perché i ragazzi dovrebbero essere gli unici ad usarlo di meno?
Perché e come internet dovrebbe essere integrato nei programmi scolastici?
Le scuole dovrebbero essere aperte 24 ore al giorno e dovrebbero essere sempre connesse. Devono essere collegate anche a Natale e a Capodanno, come succede in tutte le case. La crescita dei ragazzi passa attraverso internet, ed è bene che la scuola lo capisca. Essere in una condizione di povertà educativa significa anche non essere connessi ad internet. Lo stesso collegamento ad internet è un diritto dei minori perché, ad oggi, essere scollegati da internet significa essere scollegati dalla vita. Il futuro della scuola è internet.
La crescita dei ragazzi passa attraverso Internet, ed è bene che la scuola lo capisca.
Dovrebbero poterlo usare anche durante verifiche ed esami?
Soprattutto durante verifiche ed esami. Esistono già altri Paesi europei dove la valutazione viene fatta sulla capacità dei ragazzi di usare la rete per elaborare un testo. Qual è l’obiettivo della scuola? Formare i ragazzi alla vita. Un ragazzo che non sa usare internet, non sa muoversi in rete, quante possibilità avrà di entrare nel mondo del lavoro? Oggi più che mai il compito della scuola è quello di educare alle competenze e non alle conoscenze. Internet non è un oggetto, ma un ambiente. E i ragazzi in questo ambiente ci crescono. La didattica si può fare con internet, soprattutto usando internet. Non perquisendo i ragazzi all’ingresso della scuola per sequestrare i cellulari. E questo vale in modo particolare per le scuole secondarie di primo grado e le scuole secondarie di secondo grado. I ragazzi di oggi non sono i ragazzi di ieri, e una scuola che non si aggiorna condanna all’insuccesso i suoi ragazzi. Sarà fondamentale comprendere che internet, che sembrava il nemico della scuola italiana, invece può diventare il suo miglior alleato.