Come sarà il lavoro in futuro? A gennaio 2019 i leader mondiali del World Economic Forum si riuniscono a Davos anche per cercare di rispondere a questa domanda. Le nuove tecnologie e i modelli di occupazione in evoluzione hanno stravolto il lavoro come lo conoscevamo. Governi e istituzioni sono chiamati a gestire queste dinamiche in modo proattivo, senza assorbirle passivamente, ma guidandole e cogliendone le “opportunità” per i lavoratori. “Opportunità” è la parola chiave, scrivono dal World Economic Forum. Meglio concentrare l’attenzione sugli scenari che le tecnologie creano, e non su quelli che distruggono.
Ecco quindi le tre possibili realtà che si potrebbero creare nel mondo del lavoro futuro.
Scenario 1: automazione come canale di ottimizzazione
Idealmente, robot e intelligenza artificiale avranno due obiettivi: far crescere l’impresa ed essere utilizzate dalla forza lavoro per ottimizzare le proprie mansioni. Se le aziende useranno l’automazione con questi scopi senza esserne utilizzate, l’industry 4.0 servirà allora a ottimizzare il futuro del lavoro. Questa idea è supportata da Parag Khanna, autore di The Future Is Asian. Dal suo punto di vista, l’automazione deve soddisfare quattro standard per essere integrata efficacemente nell’organizzazione del lavoro: migliorare anziché sostituire le condizioni e le opportunità di lavoro; migliorare il modo in cui un’azienda sta nel mercato; aggiungere valore per i clienti; migliorare le potenzialità d’uso dei dati senza violare la privacy. «L’automazione e l’intelligenza artificiale dovrebbero avvantaggiare le aziende, i loro clienti e la loro forza lavoro», dice Khanna.
Se le aziende useranno l’automazione per far crescere l’impresa e ottimizzare le mansioni dei dipendenti, senza esserne utilizzate, l’industry 4.0 servirà allora a migliorare il futuro del lavoro
Scenario 2: cooperazione con le macchine, non automazione
In questa visione, la forza lavoro si integra con la tecnologia, senza esserne sostituita. Questo scenario incoraggia le aziende a coinvolgere la forza lavoro nell’automazione, non ad alienarla. In questo contesto, anche le organizzazioni sindacali e i governi sono attori dello sviluppo di nuove strategie dell’organizzazione del lavoro nel rapporto con la tecnologia. Cisco, per esempio, recentemente ha impegnato la sua forza lavoro in un “breakathon” di 24 ore per abbattere e ricostruire il suo software per la gestione delle risorse umane. Oltre 800 dipendenti hanno preso parte all’evento, divisi in piccoli gruppi per identificare i problemi che avevano vissuto mentre svolgevano il loro lavoro e proporre idee per soluzioni. Una delle idee emerse ha portato alla creazione di YouBelong@Cisco, un’app mobile che guida i nuovi dipendenti e i loro manager durante le prime settimane di lavoro. «Dobbiamo capire cosa bisogna fare per creare un nuovo contratto sociale con i lavoratori», ribadisce Thomas Kochan, co-direttore del MIT Sloan Institute for Work and Employment Research.
Abbiamo bisogno di cambiare il modo in cui ci stiamo muovendo: da un vecchio modello di disuguaglianza dell’accesso a un nuovo modello in cui l’uso del digitale crea nuove opportunità
Scenario 3: la trasformazione digitale conduce alla trasformazione della forza lavoro
L’Industry 4.0 non è limitata ai big del G20. Anche i mercati emergenti stanno diventando uno scenario attraverso il quale è possibile visualizzare il futuro del lavoro. In Indonesia, ad esempio, la tecnologia digitale e la mobilità condivisa hanno portato alla nascita della più grande azienda nella storia del paese, Go-Jek. In Kenya, invece, il 48% del PIL del Paese viene elaborato tramite telefoni cellulari, creando una vera e propria industria attorno alla società di pagamenti mobili M-Pesa. «Abbiamo bisogno di cambiare il modo in cui ci stiamo muovendo, da un vecchio modello di disuguaglianza dell’accesso a un nuovo modello in cui l’uso del digitale crea nuove opportunità», afferma Richard Heeks, direttore del Center for Development Informatics e ricercatore senior presso il Sustainable Consumption Institute, Università di Manchester. «Il secondo tema, correlato, sarebbe creare lavoro digitale decente: la necessità di difendere e promuovere standard occupazionali di base nell’economia digitale. Altrimenti le disuguaglianze cresceranno ulteriormente e faranno a pezzi il già fragile tessuto sociale».
La domanda finale da porsi è: l’automazione e gli esseri umani possono coesistere in modo proficuo e positivo? Guardare le possibilità dell’Industry 4.0 attraverso l’obiettivo dei giochi complessi è un modo per concepire un futuro ottimista. Quando il programma IBM Watson AI ha battuto il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, il mondo è rimasto scioccato. Ora gli umani non giocano più nemmeno a scacchi? Gli algoritmi hanno superato il cervello umano? L’automazione, è certo, accrescerà nel tempo il proprio livello di competenza. In molti casi questo livello potrebbe superare la capacità umana, ma c’è da scommettere – cosa che sostengono gli esperti da ogni parte – che le abilità umane saranno centrali nella gestione dell’Industry 4.0. L’intelligenza artificiale andrà a braccetto con quella umana.