Non tutti si sentono a proprio agio all’interno della propria organizzazione. Secondo lo studio Your Workforce Includes People with Disabilities. Does Your People Strategy?, condotto da Boston Consulting Group – BCG, «in Italia il 46% dei lavoratori con disabilità o una condizione di salute cronica sono il 21%, ma il 46% di questi non ha rivelato la propria disabilità sul posto di lavoro per timore di discriminazioni e pregiudizi. Gli altri (quelli che lo hanno comunicato) affermano di aver subito discriminazioni».
«Lo stigma che le persone con disabilità percepiscono su di sé le porta a nascondere o negare la propria condizione per paura di essere emarginate o di non avere eque opportunità di carriera», spiega Sara Taddeo, Diversity, Equity & Inclusion Senior Manager di BCG.
Chi ha una disabilità o una condizione di salute che limita alcune attività fondamentali, spesso riporta livelli inferiori di inclusione sul posto di lavoro rispetto ai colleghi che non riportano disabilità, o perfino rispetto ad altri gruppi al centro di iniziative DE&I.
I dati del report sono stati raccolti attraverso l’indice BLISS di BCG (acronimo di Bias-Free, Leadership, Inclusion, Safety, and Support), che misura, su una scala da 1 a 100, quanto i dipendenti si sentano inclusi, fornendo una finestra quantitativa dentro la quale comprendere l’esperienza lavorativa dei dipendenti con disabilità (PwD). «I dipendenti italiani con disabilità o con particolari condizioni di salute – si legge nel documento – riportano livelli inferiori di inclusione di 2,8 punti percentuali rispetto ai colleghi senza disabilità. Inoltre, le probabilità che questi abbiano sperimentato discriminazione nella propria organizzazione risultano maggiori di quasi due volte».
I numeri italiani mostrano un quadro desolante che però non si discosta molto da quello che accade nel resto del mondo: «In media i dipendenti con disabilità o con particolari condizioni di salute riportano livelli inferiori di inclusione di 3 punti percentuali rispetto ai colleghi, mentre le probabilità che questi abbiano sperimentato discriminazione risultano maggiori di 1,5 volte».
Il lavoro penalizza le persone con disabilità
Oltre alle differenze individuate, BCG ha rilevato come le persone con disabilità abbiano un’esperienza lavorativa tendenzialmente più negativa: «per chi presenta una disabilità, la probabilità di dichiararsi felici nel posto di lavoro scende di 6 punti percentuali». Questi lavoratori, infatti, affermano con maggiore frequenza (+15%) che il lavoro abbia un impatto negativo sul proprio benessere mentale e fisico, e sulle relazioni con amici e familiari.
Nell’articolo 27, dedicato al lavoro ed occupazione, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con L. 18/2009) riconosce il diritto delle persone con disabilità al lavoro, includendo in ciò l’opportunità di mantenersi attraverso la propria attività lavorativa e la libertà di scelta all’interno di un ambiente lavorativo inclusivo ed accessibile.
Gli Stati Parti si impegnano a: combattere ogni forma di discriminazione sul lavoro; proteggere il diritto delle persone con disabilità ad avere condizioni lavorative giuste e favorevoli, comprese l’eguaglianza di opportunità e remunerazione, nonché i diritti sindacali; garantire che le stesse non siano tenute in schiavitù o svolgano lavoro coatto. Lavorare è, per ogni persona, un diritto-dovere che assume un valore fondamentale non soltanto dal punto di vista prettamente economico e remunerativo, ma anche per le sue implicazioni sociali e psicologiche, con impatto determinante sulla qualità della vita.
Secondo i dati del 2022 dell’ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, i lavoratori con disabilità sono certamente tra coloro che, nel mercato del lavoro italiano, maggiormente hanno bisogno di attenzione da parte dei policy maker. Con particolare riguardo alla partecipazione lavorativa, una peculiarità riguardante la maggior parte delle persone con disabilità è la bassa intensità lavorativa, che identifica una difficoltà di partecipazione al mercato del lavoro.
A livello lavorativo, nel 2021, è emerso come solo il 12% del totale di coloro che hanno una limitazione grave risulti occupato, a differenza del 28,9% della platea di coloro che hanno denunciato una limitazione non grave. Il 48,4% di coloro che soffrono di gravi limitazioni ha dichiarato di essersi ritirato dal lavoro, a fronte del 38,9% di coloro che hanno limitazioni non gravi, e del 14% di coloro che non soffrono di alcuna limitazione. Va aggiunto che il 5,7% di coloro che soffrono di una limitazione grave è risultato essere inabile al lavoro (lo 0,9% per le limitazioni non gravi).
Lo svantaggio è risultato ancora più netto per le lavoratrici poiché risulta occupato solo il 9,1% delle donne con disabilità gravi, mentre per gli uomini la percentuale aumenta sino al 16,1%.. Il divario è ancora più evidente con riferimento alle limitazioni non gravi, per cui la percentuale è rispettivamente del 23,3% e del 36%.
Foto in apertura Tim Mossholder by Unsplash