Si chiama The Women’s Empowerment Manifesto e contiene dieci principi base di portata internazionale. È questo il risultato del lavoro che The European House Ambrosetti, attraverso il suo Business Advisory Board, ha portato avanti per incentivare le aziende a concentrarsi e promuovere l’empowerment femminile.
La recente conferenza dei Paesi del G20 Empower ha fotografato un quadro molto eterogeneo in termini di diritti al femminile. Basti dire che il Paese che si è classificato come miglior performer, il Canada, ha un tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro di 3,4 volte superiore rispetto a quello dell’India, che invece si trova in fondo alla lista. Fra tutti, la media del G20 è del 59,7%: in altre parole, bisogna migliorare.
Il decalogo e i vantaggi
Per questo, al fine di aiutare le aziende a essere protagoniste nell’inclusione femminile in ambito lavorativo e nella promozione di politiche di parità, The European House Ambrosetti ha sviluppato dieci principi di base a cui le imprese dovrebbero prestare attenzione per migliorare la situazione attuale.
I dieci principi sono: dotarsi di una visione di lungo periodo, monitorare i risultati, superare gli stereotipi, cambiare il background culturale, investire sulla formazione, promuovere le quote rosa e la partecipazione femminile ai livelli più alti della società e delle aziende, investire nelle generazioni future, favorire l’indipendenza economica delle donne, chiudere il divario salariale e, infine, zero tolleranza nei confronti della violenza sia domestica che sui luoghi di lavoro.
Il primo principio del manifesto è che, per avere una visione a 360 gradi dell’empowerment femminile, occorre pianificare attraverso una strategia di lungo periodo. Secondo, occorre migliorare la raccolta di dati e l’elaborazione di rapporti, in modo da misurare i progressi fatti nel tempo. Terzo, bisogna incoraggiare il cambiamento culturale, al di là degli stereotipi, anche attraverso i media. Quarto, non va dimenticato che la parità di genere si impara già a scuola, anche attraverso il linguaggio che si usa e la promozione dello studio di materie Stem fra le ragazze. Incoraggiare l’adozione di un giusto equilibrio fra donne e uomini nelle assunzioni è poi un altro metodo neutrale per promuovere una sufficiente presenza femminile in azienda, così come lo è favorire l’accesso al credito. La parità salariale è inoltre un elemento chiave e di base di uguaglianza. Infine, lo sviluppo di un piano per prevenire la violenza contro le donne e offrire sostegno alle vittime è l’ultimo, ma non meno importante, tassello alla strategia di superamento del gender gap a livello aziendale, e non solo.
«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha tra i propri obiettivi la promozione dell’occupazione femminile attraverso misure e investimenti ad hoc. I risultati attesi al 2026 sono però contenuti: con un aumento dell’occupazione femminile pari solo a 4 punti percentuali aggiuntivi, l’Italia rimarrebbe ancora nelle retrovie, penultima in Europa. Dobbiamo fare di più, il momento è ora», ha dichiarato l’amministratore delegato di The European House-Ambrosetti Valerio De Molli. I vantaggi sono evidenti: «L’eliminazione del divario salariale legato al genere e l’aumento del tasso di occupazione femminile fino a eguagliare quello maschile (pari al 68 per cento) vale 110 miliardi di euro di Pil aggiuntivo», aggiunge De Molli.
L’eliminazione del divario salariale legato al genere e l’aumento del tasso di occupazione femminile fino a eguagliare quello maschile vale 110 miliardi di euro di Pil aggiuntivo
Valerio De Molli, ad di The European House-Ambrosetti
La responsabilità delle aziende
Finora, ad aver firmato il manifesto, sono già molte delle più grandi aziende a livello mondiale: da Vodafone a Kering, da Uber a Pfizer, Unicredit, Philips e Bayer. «Quattrocento amministratori delegati e presidenti di grande aziende nel mondo – di cui 70 solo in Italia – si sono impegnati a concretizzare le linee guida emerse dal nostro tavolo di lavoro», ha dichiarato Paola Mascaro, Chair del G20 Empower, e anche presidente di Valore D, la prima associazione di imprese che promuove l’equilibrio di genere per fare crescere le aziende.
«Dobbiamo essere tutti consapevoli che è solo attraverso una reale condivisione delle responsabilità da parte di tutti che costruiremo un futuro più inclusivo, più sostenibile e quindi più buono per tutti noi», ha commentato inoltre la ministra della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti in occasione della prima conferenza del G20 sull’empowerment femminile di Santa Margherita Ligure, tenutosi a fine agosto.
400 amministratori delegati e presidenti di grande aziende nel mondo, di cui 70 solo in Italia, si sono impegnati a concretizzare le linee guida emerse dal nostro tavolo di lavoro
Paola Mascaro, chair del G20 Empower
Secondo quanto riporta The European House-Ambrosetti, oggi in Italia solo il 56,5 per cento delle donne partecipa alla forza lavoro, contro una media europea del 68,8, e inoltre solo il 29,5% ha accesso a posizioni manageriali, contro il 35,5% europeo. In più, le imprese femminili sono appena il 22% del totale, e in 3 start up innovative su 4 non ci sono donne fra i soci. «Ma se, per esempio, le aziende fossero indotte, oltre che a misurare i parametri di efficacia delle loro politiche interne, a renderli pubblici si avvierebbe una virtuosa competizione per migliorarle, e altrettanto se i governi cominciassero a premiare le aziende più virtuose con politiche di defiscalizzazione o incentivi di diversa natura», precisa di nuovo Mascaro. «Aggiungo che il mercato ormai premia le aziende che sposano l’empowerment femminile: se una società di investimento come Black Rock premia le politiche aziendali che aumentano il numero di leader donne e gli analisti e gli investitori incalzano le aziende che di donne ne assumono ancora poche, un segnale forte lo mandano».