«Cosa vuoi fare da grande?». È la domanda che, da sempre, mette in crisi – o fa sognare – adolescenti e giovani, che si trovano a dover fare i conti con i progetti per il proprio futuro. Ma sogni e desideri cambiano nel tempo.
Quello che emerge dall’ultima analisi di Adecco, è che le aspirazioni di oggi sono molto diverse rispetto a quelle di dieci anni fa. La pandemia, il conflitto in Ucraina, la crisi, le prospettive future incerte e la precarietà diffusa hanno contribuito a stravolgere il mondo del lavoro, che è cambiato velocemente e in modo imprevedibile. Insieme all’avvento di professioni nuove e occupazioni che non si pensava sarebbero diventate tali, anche le aspirazioni e i sogni dei giovani sono cambiati.
Nel 2019, l’università Ecampus proponeva il primo corso di laurea per diventare Influencer «per affrontare il nuovo marketing […] che sta progressivamente scalzando il marketing tradizionale», suscitando l’incredulità di molti. Il trend viene confermato dai dati che emergono dal report di Adecco: nell’ambito dell’intrattenimento la professione dell’influencer è quella più attraente, salendo di popolarità del 505% rispetto a dieci anni fa. D’altronde, nel 2013 questa professione era proprio agli albori.
Tra gli ambiti lavorativi in cui si registra un aumento di interesse, c’è quello dell’educazione, dove cresce l’aspirazione per i ruoli di professore (+78%) e di insegnante (+123%). Si nota anche un interessamento crescente per le professioni sanitarie e per quelle legate al benessere psicofisico: +148% per la professione di psicologo e +349% per quella di nutrizionista, +85% per quella di medico e + 39% per quella di infermiere.
Abbiamo dei giovani che cercano lavoro in uno scenario post-Covid, dove l’aspetto sanitario è centrale.
Francesco Seghezzi, Presidente Fondazione Adapt e Ricercatore all’Università di Modena e di Reggio Emilia
«Questi dati sono figli del loro tempo», commenta Francesco Seghezzi, Presidente della Fondazione Adapt e ricercatore presso l’Università di Modena e di Reggio Emilia. «Abbiamo dei giovani che cercano lavoro in uno scenario post-Covid, dove l’aspetto sanitario è centrale, dove il ruolo del medico è stato riconosciuto come cruciale per uscire da una situazione molto complicata. L’intrattenimento è un altro grande tema, nel caso degli influencer magari in modo più illusorio e a breve termine, per cui vengono millantati guadagni ingenti, senza fare un particolare sforzo».
Dall’altro lato, diminuisce l’interesse per le professioni giuridiche e crolla verticalmente quello per le occupazioni legate alla sicurezza e alle forze dell’ordine.
Nel settore della cultura, scende del 51% il desiderio di lavorare nell’archeologia e del 9% quello di diventare giornalista, tendenza probabilmente dovuta alla profonda crisi che sta attraversando il settore.
I dati dei Neet e degli abbandoni scolastici mostrano come il lavoro sia percepito sempre meno come un ascensore sociale.
Andrea Malacrida, Amministratore Delegato di Adecco Italia
«Le osservazioni sull’evoluzione del mondo del lavoro e i cambiamenti dei desideri degli italiani non possono prescindere da un’analisi di contesto, che osservi cosa sta succedendo nel mercato e quali sono le sfide e le problematiche attuali», commenta Andrea Malacrida, Amministratore Delegato di Adecco Italia. «I dati dei Neet e degli abbandoni scolastici mostrano come il lavoro sia percepito sempre meno come un ascensore sociale».
L’ascensore del lavoro
Per ascensore sociale, si intende un miglioramento (o, all’opposto, un peggioramento) delle condizioni sociali.
Il lavoro rimane anche oggi il principale fattore attraverso cui vengono riprodotte le disuguaglianze e attraverso cui si consolida la gerarchia sociale.
Nazareno Panichella, Professore di Sociologia Economica all’Università Statale di Milano
Ma alcune professioni prevedono situazioni lavorative che tendono a “intrappolare” il lavoratore o la lavoratrice poiché offrono scarse opportunità di carriera.
«Il lavoro rimane anche oggi il principale fattore attraverso cui vengono riprodotte le disuguaglianze e attraverso cui si consolida la gerarchia sociale», commenta Nazareno Panichella, Professore di Sociologia Economica presso il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all’Università Statale di Milano.
Un altro fattore chiave per leggere il fenomeno riguarda le aspettative da parte della famiglia, che proietta sui figli i desideri e le ambizioni riguardanti l’occupazione futura e che spesso li incoraggia a non accettare lavori considerati più umili, anche se pagati degnamente.
Negli anni Cinquanta e Sessanta la società italiana ha vissuto un grande stravolgimento. L’Italia è passata, in breve tempo, dall’essere un Paese prevalentemente agricolo a uno industrializzato. In quel periodo il ruolo del lavoro è stato centrale: basti pensare che, ad esempio, provenire da una famiglia di contadini e diventare operaio in una grande industria fordista rappresentava una grande svolta e un iniziale miglioramento generale delle condizioni di vita, non solo a livello di carriera. «Questo aspetto ora si è un po’ diluito, perché sono meno netti i cambiamenti nel tempo: ad oggi c’è stato un processo di terziarizzazione avanzata, ma non è comparabile con quanto successo durante il boom economico», chiude Panichella.
Le differenze territoriali
Oltre ai dati nazionali, Adecco ha proposto un’analisi a livello regionale. Ne emerge che in tredici regioni italiane la professione di medico è la più ambita, scalzando in alcuni casi quella di modello, che trionfava nella maggior parte dei territori dieci anni fa.
Tra il 2012 e il 2013, ad esempio, in Calabria e in Veneto, le professioni più ambite erano, per l’appunto, quelle di modello e di avvocato, posizioni che oggi sono state sostituite da quella dell’insegnante. Anche altri mestieri in ambito umanistico registrano una crescita tendenziale: il lavoro di scrittore registra un incremento del 75%, a livello nazionale, nonostante i timori e le incertezze conseguenti all’avvento dell’intelligenza artificiale.
In Trentino Alto-Adige e in Piemonte, invece, trionfa la professione di notaio, che a livello nazionale cresce del 116%.
Psicologo, pompiere e cantante sono invece il sogno nel cassetto di molisani, valdostani e lucani.
Questi dati dimostrano che anche la posizione geografica e il luogo di residenza influiscono sulle tendenze lavorative e sulle aspirazioni individuali. «Le nuove forme del mercato del lavoro si intrecciano anche sotto forma di disuguaglianze geografiche», commenta Panichella. «Negli ultimi decenni lo sviluppo di alcuni settori si è concentrato in poche aree specifiche. E questo ha senza dubbio contribuito a plasmare anche le traiettorie di mobilità geografica».