Lo scrittore e sceneggiatore americano Gore Vidal scriveva che viaggiare crea dipendenza: “Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati.”
Per due anni, con lo scoppio della pandemia, le persone sono state costrette a fermarsi da un giorno all’altro: niente voli, treni per weekend fuori città o crociere. Per due anni, sono esistiti solo viaggiatori e turisti digitali, e in questo tempo lunghissimo, che ha congelato desideri e aspettative di più di 1 miliardo di viaggiatori in tutto il mondo, il settore turistico ha subito un colpo durissimo.
Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sul turismo internazionale, nel 2020 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia si è ridotta di circa tre quinti rispetto al 2019, una contrazione analoga si è verificata rispetto alla spesa dei viaggiatori italiani all’estero. E, benché nel primo trimestre del 2022 si sia registrato un progressivo recupero della spesa, le cifre restano basse se confrontate con i livelli pre-pandemici (rispettivamente circa un quarto e oltre un terzo). Senza dimenticare i contraccolpi del conflitto in Ucraina: una contrazione di spesa di circa 180 milioni di euro, una stima di oltre 300 mila turisti ucraini e russi in meno e 6 milioni di italiani che hanno scelto di rinunciare alle proprie vacanze per paura delle conseguenze del conflitto.
Il turismo come lo abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa è probabilmente, se non definitivamente, in letargo.
Raffaele Rio, presidente di Demoskopika
Il settore turistico resta comunque e nonostante tutto uno dei principali motori dell’economia mondiale, con oltre 9 trilioni di dollari di valore a livello globale e il 7% del PIL generato per l’Italia, con quasi 1,7 milioni di addetti ai lavori. Inoltre, secondo le stime di Demoskopika, per tutto il 2022 si prevede una spesa turistica di +11,8% sul 2021.
Ci vorrà tempo, questo è certo, perché l’emergenza sanitaria ha ridisegnato il nostro modo di viaggiare e, potremmo dire, persino il nostro sguardo di viaggiatori sul mondo, ma non ha intaccato quella dipendenza di cui parlava Vidal. Come ha dichiarato Raffaele Rio, presidente di Demoskopika: “Il turismo come lo abbiamo conosciuto fino a qualche tempo fa è probabilmente, se non definitivamente, in letargo.”
Ora siamo in una fase intermedia, lontani dal periodo nero dei lockdown, ma non ancora fuori dalla tempesta. In questa terra di mezzo, di cui si stanno definendo i confini, stanno nascendo inedite strategie e modelli di business per offrire nuove esperienze di viaggio, strumenti digitali per analizzare il mercato e interagire con i clienti e, conseguentemente, nuove competenze e professioni.
Dal travel writer al travel influencer, dal travel designer al travel coordinator, sono solo alcuni dei nuovi lavori emersi negli ultimi anni nel settore turistico in risposta all’inarrestabile trasformazione digitale e alla crisi pandemica. Figure, in parte ancora poco note, che potrebbero conquistare ben presto il mercato e offrire straordinarie opportunità di carriera. Naturalmente, la passione per i viaggi non è requisito sufficiente perché le porte di accesso a questo mondo si aprano, ma da lì si può partire per imparare un mestiere. Questo il tema dell’evento PHYD “Travel & Tourism: i lavori del futuro” con Elisa Paterlini, blogger, influencer e imprenditrice digitale di MIPRENDOEMIPORTOVIA.IT, e due esperte di WeRoad, Valentina Idrofano, travel designer specialist, e Nour El Kholy, travel coordinator.
Alla scoperta dei lavori del futuro
Il settore dei viaggi è per sua caratteristica ontologica dinamico, adattivo, flessibile, si muove seguendo l’andamento economico, gli eventi geo-politici, le gambe e i sogni dei viaggiatori e le tendenze tecnologiche. Per questo, nascono di continuo nuovi ruoli, professioni che fino a ieri neppure immaginavamo e da tempo, prima che la pandemia fermasse il dito sul mappamondo, erano emersi almeno 30 lavori diversi, come il community manager, il deep walking trainer, la guida esperienziale, il revenue manager, solo per fare degli esempi.
Le tre relatrici hanno raccontato alla giornalista Silvia Pagliuca i loro ruoli, ormai in parte sdoganati da anni di esperienza e da un’assidua presenza online.
Elisa Paterlini è una travel blogger dal 2011, quando per tutti il suo lavoro era alla stregua di quello di una giornalista di viaggi.
«Noi creiamo contenuti per il web, condividiamo esperienze di viaggio sul nostro blog e sui social. Di solito veniamo contattati da enti del turismo, tour operator, strutture ricettive che vogliono farsi conoscere a un pubblico molto targettizzato, ovvero la nostra community, la cosa per noi più preziosa.»
Valentina Idrofano, invece, è una travel designer, potremmo definirla un’agente di viaggio super innovativa. Con il portale WeRoad, che oggi ha sede anche in Spagna e Regno Unito, crea itinerari di viaggio di gruppo per un target preciso, quello dei Millennial, i viaggiatori di età compresa tra i 25 e i 45 anni.
«Quello che faccio è creare il viaggio perfetto per questa fascia anagrafica. La parte davvero difficile è mettere a terra tutto quello che si è disegnato, contattare i partner, gli alloggi, definire i servizi. Mi occupo anche di accompagnare 3 – 5 gruppi all’anno in modo da mantenere il contatto con il nostro target, vivendo insieme a loro quell’esperienza e sentendo le loro sensazioni. Questo mi permette di creare con più facilità l’itinerario perfetto.»
A mettere in pratica e assicurarsi che l’esperienza immaginata e creata dal travel designer si concretizzi è il travel coordinator, il lavoro che da circa tre anni svolge Nour El Kholy, non una guida turistica né tanto meno un’animatrice, ma più una figura di raccordo tra il gruppo e tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione del viaggio.
«Il mio ruolo è quello di coordinatrice. Mi viene affidata una meta a seconda delle mie preferenze, disponibilità e competenze e, dunque, un gruppo. Il mio compito è fare da collante tra tutti i partecipanti, tra le diverse sensibilità e personalità, e renderlo indimenticabile, non solo per gli incredibili itinerari, ma anche per i legami umani che si creano fra sconosciuti.»
Oltre la passione, le competenze
Cosa accomuna questi tre lavori è evidente: la passione per il viaggio inteso come stile di vita, mindset, in alcuni casi vera e propria raison d’etre. Tuttavia, da sola non basta, lo dicono chiaramente le tre ospiti: «Non si inizia a fare questo lavoro per iniziare a viaggiare, bisognerebbe aver viaggiato – e anche tanto – prima per mettere sul tavolo conoscenze e abilità precedentemente acquisite». Se non si è degli inguaribili viaggiatori è impensabile poter intraprendere questo tipo di carriere.
Ovviamente esistono molte competenze tecniche e trasversali indispensabili, per esempio, un travel blogger «deve avere competenze di scrittura, di social media marketing, di storytelling e grafica. Deve proporsi, saper fare rete, interagire con clienti e stakeholder.» Per un travel designer conta molto «saper gestire il rapporto con i partner e gli enti del turismo, essere abili nella scelta e nella contrattazione. Le altre competenze derivano in modo naturale dalle realtà cui si decide di proporsi.» Per un travel coordinator conta «conoscere le lingue, essere empatici, con spiccate abilità di leadership e problem solving. È importante mostrarsi sempre flessibili e aperti, perché in viaggio può capitare ogni genere di imprevisto.»
Miti (da sfatare) e opportunità (da cogliere)
Una vita in vacanza. Essere pagati per divertirsi e vedere il mondo. Bastano un paio di Stories su Instagram e chiunque può diventare un travel influencer.
Il settore del travel è pieno di luoghi comuni come questi. Seppure indubbiamente più affascinanti di altre, le professioni turistiche richiedono tanto studio, formazione continua e una dedizione massima. Bisogna essere perseveranti, soprattutto all’inizio, sapersi confrontare con gli altri, credere con convinzione in se stessi e nei propri obiettivi e non perdersi d’animo mai, soprattutto quando si è agli inizi ed emergere sembra un’impresa impossibile o destinata a pochi eletti.
In un mercato così competitivo, le sfide sono tante e diverse, ma esistono anche moltissime opportunità per chi vuole coglierle, per chi sa fare la differenza ed è in grado di raccontarla con grande sincerità ed emozione, riuscendo a coinvolgere il proprio pubblico. Più di tutto, per chi sa lasciarsi abbracciare da un sentimento antico, quello che la poetessa Marguerite Yourcenar definiva “la vitale necessità di sentirsi altrove”. Il viaggio, appunto.
Il talk è disponibile in streaming, per vederlo è sufficiente registrarsi sul sito di PHYD.