«Nel giro dei prossimi due o tre anni, prevedo che la maggior parte degli incontri virtuali si sposterà dalle griglie di immagini della telecamera 2D al metaverso, uno spazio 3D con avatar digitali». È una delle previsioni del fondatore di Microsoft Bill Gates contenute nel suo tradizionale “Year in Review”, la raccolta annuale di idee e prospettive sul futuro.
Insomma, le call a distanza che hanno riempito le nostre giornate di lavoro negli ultimi due anni, magari con l’audio che salta e le immagini sgranate, potrebbero essere presto superate. La parola chiave del futuro del lavoro potrebbe ora essere un’altra: “metaverso”.
Di cosa si tratta
Il termine “Metaverso” è stato coniato per la prima volta dallo scrittore di fantascienza Neal Stephenson nel suo romanzo del 1992 “Snow Crash”.
Di fatto, è il superamento della bidimensionalità della Rete, verso uno spazio tridimensionale virtuale da abitare con altre persone, presenti sotto forma di avatar, guidando il nostro avatar tramite un visore per la realtà virtuale e aumentata.
Le novità
Sia Facebook sia Microsoft hanno svelato di recente i loro progetti di sviluppo sul metaverso. Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, ha annunciato il cambio del nome dell’azienda in Meta, spiegando che «il metaverso raggiungerà un miliardo di persone in un decennio, creando milioni di posti di lavoro».
Finora, i visori Oculus li abbiamo usati perlopiù per i videogiochi. Zuckerberg promette invece che li utilizzeremo anche per studiare, lavorare e comunicare con i colleghi. O meglio, con i loro avatar. Il ceo di Meta prospetta di fatto un mondo con svariate comunità virtuali interconnesse dove svolgere diverse attività, comprese quelle lavorative.
Facebook ha lanciato un software per riunioni aziendali, chiamato Horizon Workrooms. E anche Microsoft ha annunciato il lancio di Mesh, una evoluzione della piattaforma Teams dal 2D al 3D, con gli avatar che si riuniranno in spazi virtuali tridimensionali studiati per riprodurre sale riunioni e uffici.
In pratica, invece di vedere colleghi e clienti sullo scacchiere delle videoriunioni, li incontriamo in uno spazio aziendale virtuale. Senza spostarci dalla scrivania dell’ufficio o di casa.
Le implicazioni per il futuro del lavoro
Il metaverso, quindi, potrebbe rappresentare un ulteriore punto di svolta per l’evoluzione del lavoro a distanza. «L’idea è che alla fine utilizzerai il tuo avatar per incontrare persone in uno spazio virtuale che replica la sensazione di essere in una stanza reale con loro», ha spiegato Bill Gates.
Il fondatore di Microsoft, parlando del cyberspazio, ha indicato i prossimi passaggi. Uno di questi sarà la creazione di nuovi occhiali per la realtà aumentata e guanti da utilizzare per riprodurre in modo fedele il linguaggio del corpo nella realtà del metaverso.
Microsoft ci sta già lavorando, con lo sviluppo di prototipi di realtà 3D per lo smart working, che lo stesso Bill Gates avrebbe avuto già la possibilità di testare personalmente, dicendosi «davvero entusiasta del potenziale», con particolare riferimento a quelli che potrebbero essere i cambiamenti introdotti nel mondo del lavoro.
Ma il metaverso non sostituirà del tutto il lavoro in presenza, ha assicurato il ceo di Microsoft Satya Nadella. Intervenendo nella rubrica “The New World of Work” della Harvard Business Review, Nadella ha spiegato che il metaverso «non può sostituire la compresenza fisica». Ma potrebbe rappresentare una nuova possibilità nell’organizzazione del lavoro «dalle e-mail alle chiamate audio, dalle riunioni video alle nuove riunioni immersive», ma senza eliminare «l’incontro fisico». Tutto questo «ci darà più opzioni e più flessibilità su come incrociare la connessione umana e la connettività».