Potrebbe essere la parabola perfetta del sogno americano, se non fosse che il protagonista si chiama Ma Yun e la sua è una storia di riscatto tutta cinese. È lui il fondatore di Alibaba, il sito di e-commerce più forte al mondo che, con i suoi 150 miliardi di dollari di valore sul mercato, supera per capacità produttiva, vendite e distribuzione persino il colosso dello shopping a domicilio Amazon e il corriere globale UPS. Eppure guardando ai suoi primi 35 anni di vita (ora ne ha 53), sarebbe stato difficile pronosticare che Ma Yun, conosciuto in Occidente come Jack Ma, sarebbe diventato in nemmeno vent’anni il terzo uomo più ricco della Cina (il primato gli è stato soffiato negli ultimi due anni dall’immobiliarista Xu Jiayin e dal magnate dell’intrattenimento Wang Jianlin).
Nato nel 1964 in una famiglia umile di Hangzhou, nel sud est del Paese, e cresciuto in piena rivoluzione culturale, Ma approfitta della lenta apertura cinese fin da giovanissimo quando, dopo la visita del Presidente Nixon nel 1972, la sua città natale inizia ad attrarre sempre più turisti. Ha appena 12 anni quando si propone come guida turistica agli occidentali in visita alla città, per imparare l’inglese e guadagnare qualcosa. Un’esperienza, quella del suo primo lavoretto, che gli apre le porte di un nuovo mondo e sarà fondamentale per tutta la sua carriera. Mentre è infatti proprio una famiglia di turisti australiani a dargli il nome Jack, a Ma è sempre più chiaro che la chiave del riscatto sociale per lui può passare solo attraverso l’istruzione e questa è un’opportunità che non ha nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire.
Non mollare mai. Oggi è dura, domani sarà anche peggio, ma dopodomani ci sarà il sole.
Mai alzare bandiera bianca
Dopo il liceo quando viene bocciato per ben due volte a al test di ammissione all’università, Ma non si arrende e al terzo tentativo riesce ad entrare. Una tenacia che diventerà parte integrante del suo carisma: «Non mollare mai. Oggi è dura, domani sarà anche peggio, ma dopodomani ci sarà il sole», è uno dei leitmotiv che ama ripetere. Le cose infatti per Ma non diventano più facili superato lo scoglio dell’ingresso all’università.
Nel 1988, una laurea in mano, inizia a mandare cv al maggior numero di aziende possibili e incassa un numero infinito di rifiuti. «Ho fallito moltissime volte. Avevo provato ad entrare nella polizia ma mi dissero che non ero adatto. Quando KFC aprì il primo negozio in città provai a fare un colloquio, eravamo 24. Assunsero 23 persone…».
Ho fallito moltissime volte. Quando KFC aprì il primo negozio in città provai a fare un colloquio, eravamo 24. Assunsero 23 persone…
Il primo lavoro da adulto arriva come insegnante di inglese, lo stipendio però rimane bassissimo: 12 dollari al mese, ma Jack Ma non si ferma. Fonda la sua prima società, specializzata in traduzioni, un piccolo business che però gli permette di uscire dalla Cina per la prima volta e andare finalmente negli Stati Uniti, un Paese di cui aveva sempre solo sentito parlare attraverso i racconti dei suoi primi clienti. Era il 1995, gli albori di internet, quando la rete inizia ad entrare nelle case degli americani e a rivoluzionare il mondo Ma si trova a San Francisco. «Non sono uno particolarmente tecnologico, guardo alla tecnologia con gli occhi del cliente, gli occhi di una persona normale». Jack Ma non ha nessuna esperienza con i computer, non sa scrivere codici ma intuisce subito il potenziale di uno strumento capace di rendere il pianeta un posto molto più piccolo e interconnesso.
«La prima ricerca che avevo fatto online era “birra”. Rimasi molto stupito dal vedere che dai risultati non usciva nessuna marca cinese». È così che, una volta tornato a casa, decide di aprire una nuova società, questa volta tutta sull’online. «Quando abbiamo lanciato “China Pages” nel 1995, facevamo solo home page per le aziende cinesi. Nessuna delle grandi aziende voleva quel servizio però».
La prima startup di Ma non funziona, ma lui non si arrende e quattro anni dopo nel 1999, convince un po’ di persone ad investire in quello che all’epoca era solo una visione: un grande supermercato online. «Radunai 17 miei amici nel mio appartamento e gli raccontai il mio progetto per due ore. Tutti misero sul tavolo un’offerta e alla fine riuscii a raccogliere circa 60mila dollari per lanciare Alibaba, una piattaforma commerciale in grado di connettere produttori cinesi con acquirenti e distributori stranieri».
Eppure nessuno all'inizio pensava che davvero l’e-commerce potesse funzionare in Cina: «Si pensava che le persone credessero solo nel faccia a faccia e nelle relazioni tradizionali, si pensava che non ci fosse nessun sistema di fiducia». Ed effettivamente la partenza non è stata semplice.
«All’inizio l’obiettivo era sopravvivere. Per i primi tre anni abbiamo fatto zero profitti. Una volta andai al ristorante e trovai che il mio conto era stato già pagato, mi avevano lasciato un messaggio: “sono un suo cliente su Alibaba. Ho fatto un sacco di soldi grazie alla sua piattaforma e so che invece voi non guadagnate niente, così vi ho pagato il conto”». Un periodo duro superato, anche questa volta, dalla tenacia di Ma.
«Se non molli c’è sempre una possibilità di farcela e, quando si è piccoli, bisogna essere molto concentrati». D'altra parte se c’è una cosa che Ma riesce a fare è restare concentrato sull’obiettivo, infatti piano piano gli investitori arrivano, prima Goldman Sachs che mette sulla società 5 milioni di dollari e poi la giapponese SoftBank con un investimento da 20 milioni di dollari. «Quello che ripetevo sempre alla mia squadra era “ce la faremo, perché siamo giovani e non molleremo mai e poi mai”».
Il ricordo degli inizi difficili però a Ma resta chiarissimo: «Le lezioni che ho imparato da quei giorni così bui sono che devi avere un team innovativo, di valore e con una visione».
Una risata vi renderà più produttivi
È il team, secondo Jack Ma, la chiave per il successo. Tanto che nella sua scalata, il tycoon cinese ha fatto di tutto per tenere unita la squadra, una filosofia a cui è rimasto fedele anche nel momento in cui l’azienda si è ampliata.
Ad Alibaba i dipendenti ricevono delle bombolette di stelle filanti, con cui divertirsi durante le pause e vengono incoraggiati ad alzarsi dalla scrivania, fare stretching ed esibirsi addirittura in capriole e verticali «È un modo per continuare a divertirsi mentre si lavora e poi aiuta tantissimo a mantenere alti i livelli di energia».
Non c’è nulla di meglio che una risata per rendere i dipendenti più produttivi, secondo Ma che ogni anno organizza una versione tutta aziendale di X Factor, in cui lui stesso si esibisce cantando e travestendosi. Celeberrima la sua performance alla cerimonia per la quotazione in borsa per i 16mila dipendenti. In quell'occasione Ma ha cantato “Il re leone”, travestito da rockstar con tanto di lunga parrucca bionda e piercing al naso.
«La gente da fuori pensa che lui sia un pazzo», ha raccontato a Bloomberg un dipendente che lavora per Alibaba da quando l’azienda era ancora in un piccolo appartamento, «ma chi lo conosce bene sa che non c’è nulla di più lontano dalla realtà».
Un futuro tutto interconnesso
Basta guardare i numeri per capire che dietro i travestimenti c’è una mente lucidissima. Oltre che un modello per i giovani startupper cinesi, Jack Ma negli anni ha acquisito l’aura dell’oracolo: da lui i media vanno per capire i trend del mercato e anche della società.
«Nei prossimi 30 anni moltissimi posti di lavoro saranno soffiati dall’automazione», ha spiegato nella sua intervista più recente a CNBC. La risposta, secondo Ma, è intercettare i campi in cui crescerà la domanda. «La cosa più importante per chi cerca lavoro sarà avere competenze analitiche», ha detto, «il mondo sarà sempre di più strutturato e organizzato attraverso i dati. Quello che vediamo adesso è solo l’inizio di ciò che ci aspetta».
A rendere i dati la chiave per accedere al futuro anche il fatto che, secondo Ma, tutto sarà sempre più interconnesso. «Gli oggetti e le tecnologie saranno collegati gli uni alle altre proprio attraverso i dati. È per questo che sarà fondamentale avere persone in grado di decifrare le informazioni che faranno funzionare questo sistema così complesso».
Un sistema su cui Jack Ma ha molta voglia di scommettere, e lo scorso ottobre ha annunciato che la sua società investirà infatti 15 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, come a dire, «la rivoluzione del futuro è ineluttabile e noi ce la metteremo tutta per conquistarla».