«Un Travel Designer disegna spazi di libertà da offrire ai propri viaggiatori», non ha dubbi Pierpaolo Di Nardo, travel designer per professione, quando deve racchiudere in poche parole il fine ultimo del suo lavoro, che, sottolinea, «è il mestiere più bello del mondo».
Non è un’agenzia di viaggio e neanche un tour operator, ma una professione nuova che si sta sviluppando molto in Italia negli ultimi anni e particolarmente richiesta in questa prima estate post Covid. Di Nardo, fondatore del portale Maldindia e autore di diverse guide, è stato un pioniere del settore: «Faccio questo lavoro da tempo», racconta. «Elaboro viaggi su misura in tutto il Subcontinente Indiano, nel Sudest Asiatico e in Sudamerica. Non esistono scuole: ho viaggiato molto, ho raccolto informazioni, ho scritto delle guide di viaggio. Ho fatto ricerca e approfondimenti».
Il compito di un travel designer è suggerire esperienze insolite, uniche, memorabili e personalizzate
Un Travel Designer trasforma in un itinerario di viaggio dettagliato i desideri del viaggiatore. Ascolta le sue esigenze, indaga cosa cerca e da cosa fugge. Raccoglie informazioni proprio come farebbe un sarto che cuce un abito per qualcuno. Prese tutte le misure, apre una mappa e immagina un itinerario, sottoponendo al viaggiatore una serie di variabili fino a creare l’abito adatto, il viaggio ideale, unico, studiato solo per quel viaggiatore.
«Il compito di un travel designer è suggerire esperienze insolite, uniche, memorabili e personalizzate Mi sono orientato su destinazioni meno conosciute o comunque meno frequentate, che permettano ai viaggiatori di vivere il gusto della scoperta, che siano emozionanti ma soprattutto che si possano fare in sicurezza. Bisogna essere anche un po’ "psicologi" dei proprio clienti qunado si "disegna" un viaggio. La prima domanda che faccio a loro? Non dove vuoi andare ma “che musica ascolti?”».
Chi si rivolge a un travel designer viene accompagnato durante tutto il percorso: «Prima», spiega Di Nardo, «facciamo un'intervista telefonica, poi quando è possibile ci incontriamo di persona. Il secondo step è la proposta dell’itinerario, una volta accettato si parte con le prenotazioni dei vari spostamenti, degli alloggi, e delle esperienze previste. Il cliente non viene mai lasciato solo. Nei giorni di vacanza rimaniamo in contatto e al ritorno in Italia ci risentiamo perchè per me è fondamentale un loro feedback».
Non ci si improvvisa travel designer. E allora quali sono le 5 skills che non possono mancare a chi vuole intraprendere questa professione? «Curiosità e passione per i viaggi e il mondo sono i prerequisiti», dice Di Nardo.

Poi ci sono i requisiti veri e propri: «Solo così si può andare alla scoperta di luoghi ed esperienze sempre nuove. Capacità organizzativa, i clienti che si affidano al travel designer per organizzare un viaggio, tendenzialmente, appartengono ad una fascia alto – spendente e vogliono che ogni momento del soggiorno sia organizzato alla perfezione. Flessibilità, i clienti fissano gli appuntamenti a qualunque orario: la mattina presto o la sera tardi. E quando sono in viaggio vanno seguiti per assicurarsi che tutto proceda per il meglio. Quindi bisogna essere reperibili 24 ore su 24, non ci sono orari. Relazioni e conoscenza dei territori, bisogna essere in “formazione continua”. Appena si hanno dei giorni liberi si deve partire e ritornare nei luoghi che si crede di conoscere già per aggiornarsi sui nuovi alberghi aperti, le nuove attività proposte. Oppure andare alla scoperta di Paesi nuovi. La quinta qualità è la capacità di narrazione e storytelling, chi compra un viaggio in realtà compra la storia che gli stai raccontando tu, di fatto gli stai vendendo qualcosa che ancora non possono vedere».
Ai miei clienti non chiedo "che Paese vuoi visitare" ma "che musica ascolti?"
Ma adesso come cambierà il mondo dei viaggi dopo l'emergenza Coronavirus? «Dobbiamo progettare», spiega Di Nardo, «viaggi individuali studiati su misura per famiglie o piccoli gruppi di amici; mettendo a fuoco procedure che garantiscano la sanificazione dei mezzi di trasporto, selezionando piccoli alberghi di charme dove il controllo è più gestibile. I viaggi del futuro si concentreranno su soggiorni di 4/5 notti nella stessa location, in zone appartate, poco frequentate, dove fare tappa per visitare la regione circostante. Location che consentono di visitare monumenti e templi sconosciuti – magari nelle prime ore del giorno o all’alba – e di scoprire le popolazioni locali, immergendosi nella vita di realtà rurali».