«Quando ero bambino il gioco che mi ha fatto appassionare di più erano gli scacchi. Mi piacevano, somigliavano ai soldati, con questi due schieramenti in lotta. Giocavo per lo più con mio padre e regolarmente perdevo. Questa cosa mi faceva impazzire, così ho cominciato a studiare, partecipare a tornei, un percorso che mi ha portato a diventare bravo. Il gioco degli scacchi rappresenta in piccolo la competizione che c’è nella vita, la competizione sul mercato, tra Paesi. Anche la struttura è la stessa: ci sono i vertici, re e regine, il management che sono le torri, gli alfieri e i cavalli. Infine ci sono i pedoni: che sono quelli in prima linea. Sono i giovani. Una bella regola degli scacchi dispone che i pedoni siano gli unici che non possono arretrare, fuggire ma solo avanzare. Non hanno santi in paradiso, sono destinati a farcela da soli. Se riescono ad arrivare in fondo possono trasformarsi in qualunque altro pezzo. Un’altra regola fondamentale è che sei vuoi vincere non ci devono essere punti deboli nello schieramento. Questo è vero anche nelle nostre aziende e nella struttura Paese. Per raggiungere questi risultati è fondamentale la strategia. E oggi le strategie devono guardare necessariamente a tecnologia e innovazione».
Così Luciano Malgaroli spiega il senso di A&T – Automation & Testing, la fiera italiana dedicata a Innovazione, Tecnologie e Competenze 4.0 , che si è svolta a febbraio 2020 e di cui è fondatore e ceo. All’Oval Lingotto di Torino dove l’evento ha casa si vedono bracci meccanici che si muovono da soli, tecnologie che analizzano, selezionano e smistano oggetti con altissima precisione. Ma anche avatar in grado di rispondere a tutte (o quasi) le domande, mouse che permettono di giocare ai videogame anche a chi è ipovedente o non vedente, dispositivi in grado di esplorare le tubazioni in cerca di perdite e un enorme robot anni 8’0, realizzato con stampante 3D, che domina su tutti gli stand. Una finestra sul futuro del lavoro che ancora però fatica a spalancarsi.

Si può oggi prescindere dall’innovazione?
Siamo in una fase particolare, nel mezzo di una sfida che ci coinvolge tutti e risponde al nome di evoluzione. Perché se noi ci guardiamo intorno vedremo che le aziende si stanno trasformando e le persone stanno mutando il proprio modo di lavorare. Cambiano i modi di produrre, i modelli di business, la progettazione, la distribuzione. Una ricerca del Politecnico di Milano in un recente studio dice però che solo il 26% delle circa 200.000 piccole medie imprese italiane possiede oggi le caratteristiche necessarie in termini di maturità digitale per sviluppare appieno il proprio business sfruttando le opportunità delle tecnologie. Se da un punto di vista teorico, l’importanza dell’innovazione digitale viene riconosciuta e dichiarata, nel lato pratico, però, in numerose organizzazioni manca la reale volontà di innovare. Bisogna correre ai ripari.
Solo il 26% delle circa 200.000 piccole medie imprese italiane possiede oggi le caratteristiche necessarie
Per questo avete deciso di costruire questa fiera?
È indispensabile avere una certezza delle evoluzioni tecnologiche dei sistemi di produzione industriale, ma anche degli scenari nazionali e internazionali e dei trend di mercato per far conoscere e favorire la competitività delle imprese, grandi, medie, piccole e micro. L’obiettivo primario della fiera vuole essere proprio questo: contribuire alla conoscenza, all’informazione condivisa e alla cultura dell’innovazione attraverso l’esposizione di tecnologie. Contestualmente, la fiera vuole proporre un’offerta formativa ampia e specialistica. Il punto di partenza rimane comunque sempre e solo uno: l’analisi e lo studio dei mercati.
Qual è l’errore di approccio che più spesso incontra in questa opera di divulgazione?
Troppo spesso mi sento chiedere cosa sia la tecnologia. Se è un’opportunità o un pericolo. L’approccio non può essere cercare di definirla. È del tutto inutile. Come diceva Seneca “non puoi fermare il vento con le mani”. È un dato di fatto che oggi l’azienda che non introduce innovazione verrà spazzata dal mercato. Il problema da porsi è di costruire modelli di business che attirino i talenti e i giovani che oggi invece vanno all’estero.
È un dato di fatto che oggi l’azienda che non introduce innovazione verrà spazzata dal mercato
Tornando alla sua passione per gli scacchi, è un gioco di previsione e anticipo delle mosse altrui. Il pubblico sembra in difficoltà a fare da regista. Quando possono le aziende sopperire a questo immobilismo?
Da un lato dobbiamo pretendere che i nostri governi stanzino cifre importanti sulla ricerca e innovazione. E soprattutto bisogna ragionare in termini di lunga durata. L’indeterminatezza non aiuta l’impresa. Le aziende ragionano sempre a tre anni, e hanno bisogno di certezze. Dal canto loro gli imprenditori però devono aprirsi all’innovazione diversamente investendo per avere una realtà più attrattiva. È un circolo virtuoso. Per altro oltre il 70% delle pmi italiane, stando al nostro osservatorio di fiera specializzata, è consapevole che occorre investire in innovazione e digitalizzazione per affrontare le sfide della competitività globale. Gli imprenditori hanno ben presente che serve una strategia industriale inclusiva, che consideri l’innovazione centrale in tutto il processo produttivo. Occorre aprirsi alle nuove tecnologie, investire in formazione, sdoganarsi da visioni soggettive di breve periodo e scegliere sistemi innovativi abilitanti nel medio lungo periodo. In sostanza, è necessaria non solo un’agenda industriale che spazzi via la paura degli imprenditori e consegni al Paese un asset produttivo coraggioso e innovativo, ma anche fare chiarezza e raccontare cosa e come fare, concretamente, per permettere a chi guida o gestisce un’azienda di investire correttamente e capire quali tecnologie servono realmente.
Occorre aprirsi alle nuove tecnologie, investire in formazione, sdoganarsi da visioni soggettive di breve periodo e scegliere sistemi innovativi abilitanti
E la formazione che ruolo ha?
Centrale. È per questo che l’evento da quest’anno non si esaurisce nei tre giorni di fiera ma prosegue tutto l’anno con l’organizzazione di eventi e incontri business dedicati alle imprese che operano su tutto il territorio nazionale sulle principali filiere produttive. Abbiamo capito che è importante quello che si respira qui in tour per l’Italia, sui territori. Andremo da tutti i distretti italiani. Senza contare che nell’arco dei tre giorni abbiamo proposto più di cento eventi tra tavole rotonde, workshop e convegni in cui grandi esperti racconta come si fanno le cose.