Dalle filiere equo sostenibili del caffè e della cosmesi al bricolage accessibile a tutti. Dall’editoria ai servizi socio-educativi, e dall’economia circolare nel recupero di pc e dispositivi elettronici a sistemi informatici innovativi e rinnovabili per garantire acqua pulita e risorse energetiche ai Paesi in via di sviluppo. Dalla moda etica alla logistica sostenibile. L’innovazione sociale e i progetti dedicati al benessere collettivo non sono più capricci per ricchi annoiati, ma stanno sempre più diventando opportunità di sviluppo e strategie di sistema, non solo per i territori e gli enti Locali ma anche per le imprese.
La vera novità del Festival dell’Economia Civile di Firenze è stato parlare di valori, impegni e prospettive senza demonizzare l’impresa e il profitto, pensando che un sistema basato sulla centralità della persona non è appannaggio del mondo del volontariato, e che lavoro e sostenibilità sono opportunità e non vincoli.
I temi del recupero e del turismo si impongono tra le startup sostenibili premiate al Festival. I principi dell’economia civile e dello sviluppo sostenibile (sostenibilità socio-ambientale, fattibilità, comunicazione e innovazione), che mirano a valorizzare con creatività il territorio e le comunità locali, hanno guidato la scelta delle migliori startup su tutto il territorio nazionale.
I principi dell’economia civile e dello sviluppo sostenibile, che mirano a valorizzare con creatività il territorio e le comunità locali, hanno guidato la scelta delle migliori startup
Tra le dieci startup, o idee di startup sostenibili, selezionate tra oltre cinquanta progetti pervenuti da tutta Italia, la giuria e il pubblico riunito nel Salone dei 500 a Palazzo Vecchio hanno assegnato il primo premio a Rifò, startup di Prato che nasce da un doppio recupero, quello del mestiere del 'cenciaiolo' – lo straccivendolo – e da quello degli abiti vecchi. La startup riesce a ottenere filo per maglioni, berretti, sciarpe, coperte, da qualsiasi materiale naturale rigenerandolo integrando anche bottiglie di plastica. Attiva sul mercato già da un paio di anni, produce maglieria e filati dal riciclo di scarti tessili sia pre-consumer (provenienti da aziende del territorio) che post-consumer (provenienti dagli utenti finali in tutta Italia tramite il sito online). I tessuti vengono trinciati e si ottiene una nuova fibra con la quale si produce un nuovo filato andando a ridurre il numero di rifiuti prodotti e destinati alla discarica.
Secondo è invece FairBnB, sistema di prenotazioni turistiche tra privati. La startup, composta di giovani provenienti da tutta Europa, reinveste come no profit sui territori in cui è presente. FairBnB è la crasi di Fair, cioè onesto, e Airbnb, ed è il nome di una piattaforma di homesharing con servizi simili a quelli dell’azienda californiana ma regolata da principi e metodi molto diversi. FairBnB nasce infatti per aprire le porte di casa propria a sconosciuti, mettendo in affitto una stanza o l’intero alloggio. Un modo importante per arrotondare, ma anche una maniera per promuovere uno stile di vita più inclusivo, allargare il senso di comunità, inserirsi in un luogo e nelle sue dinamiche. Così, FairBnB ha scelto criteri trasparenti e condivisibili, annunciati in un manifesto che farà felici quelli che in un’economia della condivisione credono davvero. Per esempio, ha ideato una piattaforma che, da una parte, seleziona gli host in maniera da escludere agenzie e speculatori e dall’altra permette di donare metà della commissione a un progetto sociale di comunità nella città in cui si viaggia, come un crowdfunding dedicato a piccole ong e progetti sociali, che ricevono metà del ricavato.
Le tre startup premiate scelte tra le dieci finaliste sono Rifò, FairBnB e WeHop
Infine è arrivato terzo WeHop, progetto di recupero degli scarti della birra artigianale per la produzione di pellet. Il luppolo, che costituisce l'80% degli scarti organici della produzione della birra, può essere riutilizzato per produrre pellet per ricavare energia e calore per gli impianti della birra artigianale, per riscaldare gli uffici o da immettere nella rete domestica locale.
A dimostrazione che lo sviluppo sostenibile necessita di una gestione economica che impieghi e valorizzi le capacità e le risorse locali, che migliori le condizioni di vita e di lavoro della comunità, che assicuri vantaggi equamente distribuiti e stabili nel tempo.