Investire nelle nuove tecnologie, sviluppare iniziative di coaching, promuovere un migliore equilibrio vita-lavoro, favorire la comunicazione, prestare attenzione alla responsabilità sociale. Sono queste le cinque cose che la Generazione Z, i giovani nati tra il 1995 e il 2012, chiedono alle aziende. A dirlo è uno studio condotto da Sodexo sul Workplace Trend del futuro, che ha tracciato l’identikit e le aspirazioni di quei giovani che entro il 2025 rappresenteranno un terzo dei lavoratori di tutto il mondo.
Nati tra il 1995 e il 2012, nel pieno boom di Internet, abituati al multitasking e all’uso simultaneo di diversi dispositivi e ancora più interconnessi dei Millennials, i componenti della Generazione Z sono circa 2 miliardi in tutto il mondo. Sono i talenti del futuro che con il loro ingresso nel mondo del lavoro stanno rivoluzionando l’approccio delle aziende, che devono riuscire a integrare queste risorse nel miglior modo possibile.
Gli appartenenti alla Generazione Z riescono ad adattarsi facilmente al contesto lavorativo e non hanno paura di trasformazioni e transizioni. Hanno solo bisogno di un ambiente in cui possano esprimere il loro potenziale e riuscire a portare innovazione
Ma quali sono gli ambiti su cui puntare per far esprimere al meglio il loro potenziale? Secondo gli esperti, al primo posto c’è l’investimento in nuove tecnologie: la Varkey Foundation di Londra, intervistando oltre 20mila giovani da 20 Paesi, ha evidenziato infatti come l’84% creda che la tecnologia possa contribuire a costruire un domani migliore. L’importanza dell’innovazione 2.0 è stata sottolineata anche da un report della Bank of America, secondo cui il 46% dei nativi digitali predilige i social come forma di comunicazione, anche lavorativa. Sviluppare iniziative di coaching favorendo il mix generazionale e prestare maggiore attenzione all’equilibrio vita-lavoro rappresentano poi ulteriori fattori chiave per spingere i nativi digitali a entrare nel mondo del lavoro, come dimostrato dagli studi condotti dai ricercatori Claire Madden e David Stillman. Ma non è tutto. La promozione della Responsabilità Sociale è per il 94% degli appartenenti alla Generazione Z un aspetto prioritario nella scelta dell’azienda per cui lavorare.
Per Claire Madden, ricercatrice ed autrice del best seller Hello Gen Z: Engaging the Generation of Post-Millennials, «i nativi digitali sono in cerca di livelli equamente elevati di affermazione e coinvolgimento nelle interazioni sul lavoro. Gli appartenenti alla Generazione Z riescono ad adattarsi facilmente al contesto lavorativo e non hanno paura di trasformazioni e transizioni. Hanno solo bisogno di un ambiente in cui possano esprimere il loro potenziale e riuscire a portare innovazione».
Per ottenere il massimo, le organizzazioni devono avvalersi sia della mentalità collaborativa dei Millenials sia della motivazione della Generazione Z
Ma senza trascurare salute e benessere. Il 94% dei giovani coinvolti nel sondaggio della Varkey Foundation ha affermato infatti che il benessere psicofisico è tra i fattori più importanti. Le aziende che offrono benefit per spingere i dipendenti all’attività fisica, riducendo stress e monotonia, hanno maggiori possibilità di attrarre i nativi digitali. Favorire l’integrazione tra Generazione Z e Millennials rappresenta un altro punto fondamentale per le imprese.
Altro punto forte è la governance. David Stillman, esperto generazionale, nel suo recente studio “Gen Z @ Work” ha evidenziato come la ricetta per il successo delle aziende del futuro sia il mix tra la disponibilità alla collaborazione dei Millennials e la mentalità orientata al successo dei nativi digitali. «La Generazione Z è competitiva ed è cresciuta sapendo che non tutti possono essere vincitori. Sebbene preferiscano vincere per sé stessi, è sbagliato pensare che non lavorino bene con gli altri», dice Stillman. «Per ottenere il massimo, le organizzazioni devono avvalersi sia della mentalità collaborativa dei Millenials sia della motivazione della Generazione Z». Una collaborazione intergenerazionale, quindi: dallo studio emerge che tra nati fra i primi anni ‘80 e la fine degli anni ’90, 6 su 10 sono pronti a dare il loro supporto alle nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro.