A sentirlo parlare viene facile dargli del pazzo. Come altro si potrebbe definire chi progetta di trasportare decine di persone da Milano a Roma in mezz’ora scarsa? Eppure il progetto di Bibop G. Gresta (Gabriele Gresta) è già (quasi) realtà: un treno – pardon, una capsula – che viaggia all’interno di un tubo senza aria e senza attrito e che può raggiungere circa 1.200 chilometri orari, superando persino la velocità del suono.
E non si parla di fantascienza, perché lo scorso 20 ottobre Gresta ha presentato il suo prototipo di capsula realizzato per conto di Elon Musk. Si chiama Hyperloop e collegherà, tanto per iniziare, Los Angeles e San Francisco, coprendo in mezz’ora più o meno la stessa distanza che c’è tra Roma e Milano.
Ma partiamo dall’inizio, quando “Bipop” – nickname che richiama il genere musicale – era solo Gabriele e cresceva tra Terni, la Toscana e Milano, negli anni Settanta e Ottanta. Una passione per i computer, animo ribelle e mente aperta, tanto che a 15 anni dirigeva già la divisione italiana di sviluppo software dell’americana Alpha Center. Nel passato di Gresta c’è persino la televisione, dove ha lavorato come autore televisivo per la versione italiana di Mtv.
Non male, anche se niente a che vedere con gli investimenti degli ultimi dieci anni. Gresta vive da tempo in California, dove ha conosciuto Musk e dove, da quattro anni, dirige la Hyperloop Tranportation Technologies, l’azienda scelta dal magnate di Paypal per sviluppare il suo ultimo progetto visionario: un trasporto iperveloce che, a differenza di tentativi passati (ricordate il costosissimo Concorde?), avesse un impatto sostenibile sull’ambiente e mantenesse costi accessibili alla classe media.
Gresta dirige la Hyperloop Transportation Technologies e sogna di far viaggiare i passeggeri alla velocità del suono, a 1.200 chilometri orari.
E infatti Hyperloop, nel modello di Gresta, sarà proprio questo: una capsula da muro del suono che produce più energia di quanta ne consuma, alimentata da pannelli solari e disponibile a prezzi persino inferiori a quelli dei treni. E con la massima sicurezza. A chi gli chiede se non ci sia da aver paura a salire a bordo di un marchingegno del genere, Gresta risponde che sì, bisogna aver paura, ma non certo di Hyperloop, quanto dei mezzi che prendiamo per raggiungere la capsula: «Questo sistema sarà dieci volte più sicuro di qualsiasi altro, c'è da temere molto di più le auto o gli aerei».
Gresta, occhiali tondi, capelli castani e parlantina sciolta, dialoga coi grandi del mondo: oltre a Musk, ha incontrato David Cameron, Angela Merkel, i ricchi qatarioti e gli emiri di Dubai, che gli hanno commissariato 145 chilometri di tratta per l'Expo del 2020.
In Italia, per il momento, niente. Ma se avremo bisogno di vedere per credere (e eventualmente investire), non bisognerà attendere molto.