«La blockchain è un'infrastruttura molto complessa basata sulla crittografia, sulla teoria dei giochi, sull'economia, sulla teoria della moneta e sulla teoria delle reti. Una tecnologia straordinaria perché per la prima volta crea qualcosa nel mondo digitale, tipicamente sovrabbondante e riproducibile, di scarso e non duplicabile». Così Emanuele Cisbani, technology evangelist presso Intesi Group spa spiegava su Morning Future la tecnologia dei blocchi. Un'innovazione tecnologica che, aggiungeva Cisbani rispetto all'utilità di questo strumento, «rende tracciabile e trasparente qualcosa che nella storia è sempre stato collegato a una garanzia concretissima come quella dell'oro. Ma il mondo di queste tecnologie è appena nato, è effervescente».
La blockchain ha trovato una sua prima naturale applicazione principalmente per i casi finanziari. Ora si sta ampliando.
Un'effervescenza che fino ad oggi aveva riguardato però un comparto ben preciso: quello finanziario. Ma la tendenza sta cambiando. Mentre infatti la febbre da Bitcoin inizia a scendere e si accende il dibattito su opportunità e rischi delle criptovalute, partono le prime sperimentazioni per sfruttare la Blockchain negli ambiti più diversi. Oggi tutti gli attori di business – dalle banche alle assicurazioni, dalle aziende manifatturiere ai media – si stanno interessando alla tecnologia della “catena di blocchi” e sono 331 i progetti (partiti o solo annunciati) censiti a livello internazionale da gennaio 2016 a oggi, di cui 172 sono in fase di test o operativi. Sono i numeri dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano.
Nonostante il freno costituto dalla mancata individuazione di modelli di business chiari e dall’assenza di uno standard definito a livello globale, la blockchain è in piena espansione: le sperimentazioni avviate o in fase di “Proof of concept” nel 2017 sono cresciute del 73% rispetto all’anno precedente, mentre gli annunci, che però spesso non portano a risultati concreti, sono stati addirittura il 273% in più. La grande maggioranza dei progetti, pari al 59% di quelli censiti ad oggi, è stata sviluppata nel settore finanziario, ma dal 2017 si nota un progressivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività di governo (il 9%), della logistica (7,2%), delle utility (3,9%), dell’agrifood (3%), delle assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo (2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%). La blockchain oggi è principalmente utilizzata per processi nei sistemi di pagamento (94 progetti), per il tracciamento e supply chain (67), per la gestione dati e documenti (64) e per il mercato dei capitali (51).

Come si spiega questa inversione di tendenza? Per Valeria Portale, direttrice dell'Osservatorio, «essendo nata proprio per il trasferimento di valore, la blockchain ha trovato una sua prima naturale applicazione principalmente per i casi finanziari. Essendo quindi iniziate per prime le sperimentazioni in questo campo è naturale che oggi vi siano più soluzioni attive. Allo stesso modo è normale che più si approfondisce la conoscenza della potenzialità di una tecnologia più il suo utilizzo si amplia».
L'analisi del Politecnico ha infatti definito una mappa chiara dell'espansione degli utilizzi della blockchain. «Al di fuori degli ambiti finanziari, il principale ambito all’interno del quale viene studiata l’applicazione di questa tecnologia è quello della logistica e tracciabilità, dove risultano molto appetibili le caratteristiche di firma crittografica e time-stamping insieme alla immutabilità e trasparenza tipiche della blockchain», sottolinea Portale, «anche la Pubblica Amministrazione si sta avvicinando a questi temi per l’identità o per la gestione dei registri catastali. Infine le assicurazioni stanno valorizzando le opportunità degli smart contract su blockchain».
Uno dei casi più famosi è quello che coinvolge Maersk e IBM che hanno sviluppato una soluzione blockchain per efficientare il processo di shipping. «Iniziato come un progetto sviluppato dalla sola Maersk», spiega la direttrice, «è oggi diventato una joint venture che si pone l’obbiettivo di rendere la piattaforma utilizzabile da parte dell'intero ecosistema globale di spedizione e di farla diventare uno standard del settore».
Al di fuori degli ambiti finanziari il principale ambito in cui viene applicata è quello della logistica e tracciabilità.
Anche l'Italia può vantare alcuni esempi. «Abbiamo circa quindici esperienze sia in ambito finanziario che di logistica e tracciabilità. Intesa Sanpaolo ha ad esempio lavorato con una startup nostrana, Eternity Wall, ad un progetto di notarizzazione di documenti. Unicredit partecipa invece al consorzio WeTrade. Sono inoltre state sviluppate delle soluzioni anche di tracciabilità, come quella ideata da EY per il vino o il progetto della torrefazione caffè San Domenico per i chicchi di caffè», snocciola Portale .
Ma perché tutto questo interesse per la Blockchain? La risposta è nella riduzione dei costi e dei tempi per lo svolgimento di determinate operazioni. «Tuttavia», chiarisce la direttrice, «la vera portata innovativa di questa tecnologia è che consente di fare cose nuove che con tecnologie esistenti è più complicato fare, nel caso vi sia la necessità di gestione di transazioni p2p in assenza di fiducia e senza un intermediario che faccia da garante. Senza contare i possibili sviluppi futuri. Si potrebbe arrivare alla realizzazione di un vero Internet of Value, dove il valore possa essere scambiato liberamente».
E anche dal punto di vista occupazionale la blockchain si candida ad essere un asset fondamentale. «Sono già nate delle nuove occupazioni grazie alla Blockchain, basti pensare al crescente fermento e alla conseguente richiesta di capitale umano ad hoc e sviluppatori dedicati», conclude Portale.