I robot umanoidi? "Non ci ruberanno il lavoro", anzi, "faranno al nostro posto quelli più pericolosi o alienanti". Parola dell'ingegner Bruno Siciliano, Professore presso l'Università Federico II di Napoli tra i massimi esperti italiani di robotica. Il dibattito coinvolge due aspetti dei cosiddetti robot antropomorfizzati, quelli cioè con sembianze e caratteristiche umane: da una parte c'è uno sviluppo di questi androidi finalizzato ad inserirli nei processi industriali, dall'altra c'è la possibilità – già concreta in alcune zone del mondo – di ritrovarsi un giorno con un maggiordomo d'acciaio in casa, un po' come eravamo abituati a vedere nei film di fantascienza.
In Europa, gli umanoidi sono pensati soprattutto come potenziali lavoratori, al servizio del processo industriale.
L'approccio cambia da regione a regione. Negli Stati Uniti gran parte della ricerca sui robot umanoidi si concentra sulle possibili applicazioni militari, ma sono già attive alcune eccellenze che utilizzano gli androidi in ambito medico, per affiancare i chirurghi in sala operatoria o per accelerare la riabilitazione dei pazienti.
In Europa, invece, gli umanoidi sono pensati soprattutto come potenziali "lavoratori", quindi, al servizio del processo industriale. In molti – le fabbriche di Audi ne sono un esempio – utilizzano soprattutto esoscheletri umanoidi per favorire la mobilità degli operai. Una prospettiva che già spaventa chi ritiene che milioni di posti di lavoro possano essere sostituiti nel giro di qualche anno da macchine dalle sembianze umane. Idea che non convince il Professor Siciliano: "Se parliamo di elementi job killer, l'intelligenza artificiale è molto più pericolosa rispetto ai robot umanoidi". Un paradosso che si spiega con le diverse funzioni che questi ausili tecnologici andrebbero a ricoprire: "Le attività che possono essere svolte da un'intelligenza artificiale sono tantissime – dice Siciliano – dai servizi clienti ai call center, mentre difficilmente i robot potranno sostituire l'intelligenza umana quando richiede anche competenze periferiche, corporali". Insomma: "Non saremo operati dai robot, ma gli androidi renderanno più facile il lavoro del chirurgo". E se alcuni lavori spariranno, svolti interamente da macchine umanizzate, sarà un bene: "Si tratterà dei lavori più pericolosi o di quelli del tutto alienanti, che richiedono la ripetizione ossessiva degli stessi gesti". Qualche esempio? Pulire i vetri esterni di un grattacielo, lavorare in un impianto chimico o in una centrale nucleare, schiacciare pulsanti in qualche fabbrica.
Le attività che possono essere svolte da un'intelligenza artificiale sono tantissime, dai servizi clienti ai call center, mentre difficilmente i robot potranno sostituire l'intelligenza umana quando richiede anche competenze periferiche, corporali.
Ma mentre negli Stati Uniti e in Europa appare ancora lontana l'idea di possedere un robot come si possiede una lavatrice o un televisore, in Giappone le cose stanno diversamente. Anche per una questione culturale: "In Occidente spaventa l'idea di avere una macchina umanoide in giro per casa – sostiene Siciliano – mentre lì aiuta ad accettarla, la fa sentire familiare". Negli Stati Uniti prende quindi piede Jibo, un maggiordomo domestico che ha le sembianze di una sfera, mentre in Giappone diverse migliaia di famiglie hanno dato il benvenuto a Pepper, un robot bianco dalla sembianze umane che dialoga con le persone, ricorda gli appuntamenti, dà indicazioni sul meteo e spiccia qualche faccenda di casa. Costo totale: l'equivalente di circa 1.500 euro.
Dobbiamo aspettarci maggiordomi d'acciaio anche in Italia, prima o poi? "Per almeno i prossimi 5-10 anni no", secondo Siciliano, sia a causa dello sviluppo più industriale dei robot sia per la diversa concezione culturale già accennata. Ma se quarant'anni fa appariva fuori dal mondo l'idea di un personal computer a disposizione di chiunque, oggi è bene avere cautela nei confronti di scenari del genere.