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Le cinquanta imprese in cui tutti vorremmo lavorare, secondo LinkedIn

Non solo Silicon Valley: oltre a Tesla e Alphabet, ci sono anche l’abbigliamento sportivo di Under Armour, il farmaceutico di Pfizer.

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17 Luglio 2017

Messe insieme danno lavoro a oltre 3,3 milioni di persone solo negli Usa. Senza contare affiliate, succursali, sedi distaccate e singoli esercizi sparsi per tutto il mondo. Sono le 50 top company della lista stilata da LinkedIn: quelle aziende in cui tutti vorrebbero lavorare. I motivi sono essenzialmente tre: opportunità lavorative offerte, fama del brand e professionalità degli impiegati, retribuzione. Detto altrimenti: carriera, colleghi e paga. Insomma, tutto ciò che veramente conta per gli oltre 500 milioni di utenti iscritti al social network dedicato ai professionisti.

A una prima occhiata appare subito evidente che, nonostante i 21 settori coperti, la maggior parte delle aziende più desiderate riguarda il mondo di internet. Non a caso, nella top 10 bisogna arrivare al sesto posto occupato da Tesla (automotive elettrico) per trovare un’azienda che non operi primariamente sulla rete. Nelle prime cinque posizioni, manco a dirlo, ci sono i giganti di Alphabet (Google), Amazon, Facebook, Saleforce e Uber. Al di là dei soliti luoghi comuni da Silicon Valley, tipo bici per spostarsi da un posto all’altro, attività ricreative e cibo macrobiotico, ad attirare i nerd di domani sono le opportunità. Dalla creazione del più grande social network del mondo al futuro degli algoritmi, passando per il cloud computing, l’e-commerce e le app da mobile, queste aziende offrono un posto nell’avanguardia dell’innovazione. E trovano un posticino al vostro cane, come succede per la pet nursery garantita ai propri dipendenti da Jeff Bezos.

Al di là dei soliti luoghi comuni da Silicon Valley, ad attirare i nerd di domani sono le opportunità.

Per tutti coloro che non riescono a sfondare la top 5, la lista continua. Dopo Tesla (che ormai ha superato General Motors e Ford come maggiore produttore di veicoli stradali americano), ci sono Apple, Time Warner, Walt Disney Company e ComcastNBC Universal. E anche qui le sfide non mancano. D’altronde, se il tuo capo, Tim Cook, ti dice che «nei prossimi quattro anni puntiamo a raddoppiare i nostri servizi» è meglio farsi venire subito una nuova idea per rilanciare i dispositivi della mela. Discorso diverso per i giganti dell’entertaiment. Time Warner (che comprende case di produzione del calibro di Hbo e Warner Bros) è in procinto di essere acquisita da AT&T per una somma vicina agli 85 miliardi di dollari con una dote di circa 50 milioni di utenti del gigante della connettività Usa. Disney sbanca il botteghino ad ogni nuovo film sui supereroi. E Comcast punta a rivaleggiare con Netflix, forte di una base di 25 milioni di utenti già abbonati al cavo.

Fuori dalla top 10 iniziano le menzioni d’onore. Airbnb sta riscrivendo le regole dell’hospitality e offre ai propri dipendenti un coupon da spendere all’interno del circuito ogni quattro mesi. In tutto il mondo. Un benefit molto simile a quello offerto dal gruppo di consulenza McKinsey: 10 settimane di break fra un progetto e l’altro al motto di “prima il dovere e poi il piacere”. Se siete appassionati di sport allora puntate tutto su Under Armour: avrete la possibilità di incontrare atleti del calibro di Stephen Curry e Lindsey Vonn. Mentre per chi ama stare a contatto con le persone c’è Starbucks che si sta preparando allo sbarco in Italia per ampliare una platea che conta già oltre 85 milioni di persone in tutto il mondo. E ogni settimana, a fine turno, potete portarvi a casa un pacco di chicci da macinare.

Infine, il settore health and wellness. In 10 anni, FitBit ha conquistato 23 milioni di utenti e si prepara a reinvestire una mole di dati pari a 73 milioni di migliardi di passi percorsi e 3 miliardi di ore di sonno monitorate. Il tutto mentre allarga il proprio business al settore della moda. Dopo la mancata fusione con Pfitzer, invece, Allergan (specializzata nella creazione di medicinali salva-vita) si è data alla ricerca puntando sui migliori talenti in circolazione: il 51% dei suoi 18 mila dipendenti sono Millennial. E puoi pure scegliere il titolo da stampare sul tuo biglietto da visita: Specialty Sales Jedi non suona male come primo impiego.

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